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Il Progetto Co-Senza Stress è una risposta concreta al disagio ed allo stress psico-sociale che si è venuto ad acuire con l’accadere della pandemia, nonché con la paura e la tensione che essa ha innescato. I fattori stressanti principali sono rintracciabili sia nella paura del contagio con conseguente rischio di morte o di grave sofferenza per se stessi e per le persone vicine; nella difficoltà, incertezza ed instabilità economica post pandemica ed, in fine, nell’alterazione delle normali abitudini sociali, relazionali e lavorative che tutta la  popolazione ha subito (basti pensare ai lockdown, alle quarantene, alla DAD, allo smart working, le mascherine, etc…).
La risposta naturale di una persona di fronte ad una crisi è l’attivazione di uno stato di stress atta a fronteggiare l’evento stressante. Qualora questa situazione di stress non sia risolvibile in nessun modo, alla lunga, l’organismo entra in uno stato di resistenza e poi di “esaurimento delle proprie risorse” che porta alla patologia oppure alla messa in atto di condotte compensatorie disfunzionali. Vista l’attuale impossibilità di risolvere la crisi legata alla pandemia attraverso una eliminazione diretta dei fattori che la causano e considerando l’impossibilità di potersi allontanare da tali fattori, la strategia che risulta essere più realistica e funzionale è quella di incrementare la nostra resilienza e la nostra capacità gestire lo stress. Purtroppo la nostra capacità di gestire lo stress è mediamente bassa in quanto i nostri sistemi educativi familiari, scolastici e sociali, tendenzialmente, non ci forniscono gli strumenti adatti a fronteggiare al meglio vissuti emotivi e tensioni di tale intensità e durata. Inoltre, distanziamento mascherine hanno ridotto i contatti interpersonali ed i segnali pro-sociali che sono fondamentali nella regolazione dell’equilibrio psico-fisico dell’individuo.

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A causa dell’incapacità di gestire lo stress, e dell’ impossibilità di eliminarne le cause, si è generato uno “stato di esaurimento delle risorse individuali su scala sociale” che ha determinato fenomeni di disagio di vario tipo. Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un consistente aumento di disagio psichico (soprattutto stress, ansia e depressione), di disagio mentale grave, suicidi, abusi di psicofarmaci e sostanze psicotrope, violenza domestica e generale senso di smarrimento, inquietudine e pessimismo verso il futuro. Questo disagio è generalizzato su tutto il territorio nazionale, tanto che il Governo ha varato un decreto per stanziare dei fondi di “Bonus Psicologico” per rispondere in modo concreto al disagio psico-somatico dilagante nel nostro paese, ed in particolare modo nel sud dove le condizioni economico-sociali erano già precarie. Nel distretto territoriale di Cosenza e Rende, che già prima della pandemia mostrava evidenti segni di fragilità dal punto di vista sociale, economico e lavorativo, si è visto un’ulteriore aggravarsi della crisi finanziaria e delle sue ripercussioni: l’assenza di sicurezze lavorative, di guadagno e quindi di sopravvivenza, hanno intensificato i casi di esaurimento da stress, le sintomatologie ansiose-depressive, i suicidi, gli atti di di autolesionismo, le richieste di accesso ai centri di salute mentale (con consistente aumento delle prescrizioni di psicofarmaci) ed ai consultori di zona, che sono praticamente saturi.

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